Non so chi stai cercando di essere oggi, ma so che una parte di te è stanca di far finta.

Qui parlo di risveglio personale adesso, nella vita che ti divora tra notifiche e doveri. Non per venderti l’ennesimo metodo, ma per mettere domande dove di solito metti scuse. Se qualcosa vibra, resta.

“A volte basta un millimetro di sincerità in più perché crolli un mondo intero. E ne nasca uno vero.”

— F.M.

Cosa significa davvero “risvegliarsi”? Per me è stato scrivere, una notte qualsiasi, a un Dio forse immaginario: “Non so più chi sono senza le mie maschere.”

Nessuna luce mistica, solo il rumore della penna e un bruciore nello stomaco. Lì ho capito quanto poco mi conoscessi. Non ti chiedo di credermi: verifica se succede qualcosa anche a te quando smetti di recitare per un attimo..

Ho provato il silenzio totale. Poi il fare compulsivo. Entrambi, presi da soli, diventano gabbie. Il lavoro su di sé è un’oscillazione: quando il silenzio è fuga, agisci; quando l’azione è isteria, fermati.

E se “risveglio” ti fa pensare a robe new age, prova a chiamarlo così: attenzione viva. A cosa stai facendo. A cosa stai evitando.

  • Dove stai recitando ancora?
  • Cosa difendi che non ti appartiene più?
  • In quale estremità ti nascondi: nel fare a tutti i costi o nel meditare per non sentire?

Scegline una e muovi di un millimetro.

Riassumendo: il risveglio non è un’idea, è un gesto sincero. Piccolo, ripetuto, concreto.

Se vuoi andare oltre:

  • Leggi un estratto di Confessioni ad un Dio immaginario
  • Scopri Il Segreto del Sigillo
  • Scarica una risorsa gratuita (pratiche, meditazioni, appunti)

Ci vediamo nel prossimo varco. 🌌


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