Confessioni ad un Dio Immaginario

Questo libro non l’ho scritto per piacere.
Non per convincere, insegnare o consolare.
L’ho scritto per sopravvivere.
Ogni pagina è una confessione che non potevo più trattenere.
Parlo a un Dio immaginario,
perché quello reale, se c’è, tace.
Non è teologia.
Non è filosofia.
Non è poesia.
È la mia voce, nuda.
È il mio respiro quando tutto dentro crollava.
Ho scritto queste righe come si scrive il sangue:
senza pensarci troppo, solo lasciando uscire.
Non cerco perdono.
Non cerco verità.
Cerco presenza.
Cerco qualcuno che legga e dica: “Ci sono anch’io.”
Non ho risposte.
Solo domande che mi bruciano in gola.
Ho paura, sì. Ma l’ho scritto lo stesso.
Perché dentro, qualcosa gridava più forte.
Non so se Dio esiste.
Ma esisto io.
E queste parole, almeno, mi tengono sveglio.
Non parlano di fede.
Parlano di me.
Del mio buio.
Del mio passo.
Del mio tentativo.
Di restare umano.

✧ Non ti darò risposte.
Solo un gesto di verità.
Una parola nuda, come la tua. ✧