Non ti serve un altro libro sul comodino, ti serve un varco. Leggere, per me, è questo: un gesto minuscolo che può spaccare la superficie e farti cadere dentro. Qui ti racconto perché, se lo fai davvero, leggere diventa lavoro su di te – non passatempo.
Non c’è bisogno di gridare: basta smettere di fingere un secondo.
Non so quale maschera hai indossato stamattina, ma sento che ti stringe.
Qui parlo di risveglio personale: non per darti risposte, ma per mettere domande dove di solito metti scuse. Se qualcosa vibra, resta.


La lettura come specchio (non come fuga)
Ho usato le pagine per scappare dal mondo. Poi ho capito che un certo tipo di lettura ti riporta a casa, ti obbliga a guardarti. Quando una frase ti brucia nella pancia, non è l’autore: sei tu che ti stai chiamando. La domanda è: rispondi o giri pagina?
Come aprire davvero quella porta
Se ti accorgi che stai accumulando parole per sentirti “evoluto”, fermati. Meglio una riga digerita che cento citazioni sui social.
Leggi lento. Sottolinea solo ciò che ti smuove, non quello che “suona bene”.
Chiudi il libro ogni tanto e scrivi cosa ha toccato (non cosa ha detto).
- Qual è l’ultima frase che ti ha fatto male (in senso buono)?
- Leggi per nutrirti o per riempire il silenzio?
- Cosa farai, concretamente, con quello che hai appena letto?
Conclusione – Dal leggere al fare
Leggere è un innesco, non il fuoco. Se non fai nulla dopo, resta cenere.
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